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Tornando a...

di Andrea Saviano
menzione speciale al concorso "Il Montello" 2009


La lunga fila d'auto incolonnate sembrava un sinuoso serpente luminoso che pigramente strisciava lento e stanco. Luci rosse fisse e arancioni intermittenti disegnavano la via verso casa davanti a me, mentre in senso contrario fari bianchi e azzurri, violenti ai miei occhi, illuminavano la corsia opposta.

Ogni sera mi ritrovo a navigare in quest'umanità. Facce stanche o attente, sorridenti o tristi. Chi torna alla propria abitazione perché atteso. Chi a casa non ha nessuno o, perlomeno, non ha qualcuno che renderebbe quattro pareti effettivamente un focolare. Chi, infine, ha prima avuto e poi perduto... come me.

C'è chi canta una canzone con la musica che rimbomba al di fuori dell'abitacolo, chi ascolta una voce molto confidenziale che gli parla alla radio, chi s'accascia sul volante chiudendo ogni tanto gli occhi, quasi fosse un gesto di resa.

Tra questi ultimi, talvolta, ci sono spesso anch'io. Chiudo gli occhi e m'abbandono vinto dalla stanchezza ma non stasera. Il buio della macchina è rischiarato solo dalle lucine del cruscotto, del navigato e in particolare dell'autoradio che diffonde una musica dolce. Ad accompagnarla quasi per mano c'è la voce calda e avvolgente di una cantante blues.

Questa è una canzone che ha un grande potere su di me. Sa farmi sognare, sa farmi dimenticare tempo e spazio, sa farmi crescere il desiderio di seguire le sue note, di ripetere il testo, a volte banale, della canzone.

La vita frenetica che vivo, le distanze, i tempi calcolati al minuto, gli appuntamenti cui arrivo sempre correndo nonostante le partenze anticipate, i mille impegni della giornata e molte altre cose ancora mi negano la possibilità di rallentare, di fermarmi e di pensare.

Vorrei tanto avere del tempo per me, passeggiare senza meta, sorseggiare un cappuccino caldo in un bar, mangiando un krapfen caldo e riempiendo la mia bocca di macchie di zucchero a velo e crema. Starmene seduto tranquillamente e, invece di fissare il quadrante dell'orologio, chiacchierare con un amico o un'amica.

Vorrei sprofondare in una comoda poltrona o rannicchiarmi sul divano, lasciando correre la mente al ritmo di una musica dolce... ma inutile illudersi, io non ho nulla di tutto questo.

Ho una vita da vivere secondo regole e dettami ormai pre-impostati, pre-definiti, pre-fabbricati e forse irrinunciabili.

Tant'è che ogni momento per me è rosicchiato gelosamente e golosamente dalla vita di tutti i giorni, alimentato dal bisogno di avere qualcosa... anche se questo qualcosa risulta essere sempre troppo indistinto per essere chiaramente più di un nulla, di un illusorio mio bisogno dettato dagli stereotipi. Così, occasioni come questa – un banale tragitto di ritorno dal lavoro – diventano incredibili momenti d'intimità. Brevi istanti in cui il mondo e la sua frenesia sono chiusi fuori dell'abitacolo e l'unica vera compagnia sono la mia mente, i miei pensieri, i miei ricordi. Dopotutto basta un attimo per sollevare il piede dall'acceleratore e riportare lo scorrere della vita ad un ritmo più umano.

Come sollevo la suola della mia scarpa destra, un istante dopo spezzoni di vita, voci e profumi lottano per riemergere e offrirmi la loro essenza.

Rivivo il presente e ripenso a momenti passati, sentendo ancora perfettamente l'emozione di alcuni istanti particolari, cosicché presente e passato si fondono in un'unica cosa.

Gli episodi della mia vita riaffiorano come dettagli perfettamente archiviati e catalogati.

Talvolta capita che riaffiori l'ansia del darsi da fare, della casa da riassettare, dei vestiti da lavare, stendere e stirare, della cena per uno da preparare e in quei momenti i ricordi lottano per riempire la mia mente così da spingere fuori il desiderio di premere a tavoletta sull'acceleratore.

Succede sempre così quando vengo colto dall'ansia di vivere.

Lascio che il più forte tra i miei ricordi, quello predominante abbia il sopravvento e m'abbandono alle mille immagini che esso mi evoca. Così diventa un momento di vita vissuta, non lo scivolare del tempo, lo scorrere frenetico dei secondi lungo una corsa affannosa da centometrista.

CONTINUA